SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 2/02/2001 PAGINA41, 2 febbraio 2001
Caro Pugliese, in una cosa Toynbee ha ragione. Fra Churchill e Roosevelt regnava la più cordiale antipatia
Caro Pugliese, in una cosa Toynbee ha ragione. Fra Churchill e Roosevelt regnava la più cordiale antipatia. Me lo fece capire chiarissimamente Churchill (Roosevelt non l’ho mai incontrato) nei tre colloqui off record, cioè confidenziali, che ebbi con lui nella villa di Lord Beaverbrook sulla Costa Azzurra, in presenza di Grandi, a proposito appunto di Yalta. Churchill mi disse che c’era arrivato coi suoi mezzi perché Roosevelt si era rifiutato di fare il viaggio con lui: temeva che Stalin sospettasse un accordo tra loro due per metterlo nel sacco. Stalin, secondo Churchill, lo sospettò ugualmente, almeno fin quando si rese conto che Roosevelt sosteneva scopertamente le posizioni sovietiche, favorevoli alla liquidazione dell’impero britannico, che infatti proprio a Yalta ricevette la prima picconata. Ognuna delle tre delegazioni aveva la sua villetta, e quella di Stalin era al centro per seguire i movimenti nelle altre due e controllare i telefoni. Le conferenze cominciavano tardi perché nessuno dei tre era mattiniero; venivano inframmezzate da una pausa per il pranzo ("Mai mangiato così male" diceva Churchill), seguito da una lunga pausa per concedere riposo a Roosevelt, già malatissimo (morì il mese dopo); riprendevano nel pomeriggio e finivano alle nove perchè Roosevelt, affranto, doveva coricarsi. Allora cominciava, attraverso un interprete, il colloquio tra Churchill e Stalin, di cui so soltanto ciò che Churchill ne ha scritto nelle sue "Memorie" e si trova certificato nei documenti del Foreign Office, e a cui io posso aggiungere un piccolo, ma non trascurabile, dettaglio: la simpatica che vi traspariva tra i due. Scusi se mi sono lasciato distrarre da questi ricordi divaganti, che tuttavia lo sono fino a un certo punto perché lasciano capire anche ciò che a Yalta rimase nella penna. Secondo Toynbee, di cui non ho letto il saggio, ma affidandomi a quanto me ne dice lei, sembrerebbe che i due grandi imperi - quello sovietico in Asia e quello americano nel Pacifico - si accordarono per liquidare tutti gli altri, compreso quello britannico. Lo avrebbe dimostrato il fatto che gli americani tentarono di sostituire quello francese in Indocina e finirono nelle paludi del Vietnam. Se Toynbee ha veramente voluto dire questo, credo che si sia sbagliato. Nelle paludi vietnamite gli americani ci finirono per dabbenaggine, non per ùzzoli imperiali. Anch’io nutro per Roosevelt una istintiva antipatia. Ma al suo antimperialismo ci credo. Uomo di potere se mai ve ne fu, maneggione politico rotto a tutti i giochi e manovre come quelli che costrinsero i giapponesi a dichiarargli la guerra, il suo odio per l’imperialismo era però genuino. Come genuino era il rancore di Churchill nei suoi confronti. Quando questi, subito dopo la vittoria, fu bocciato dal popolo inglese, Beaverbrook che, sebbene suo amico, era una linguaccia, disse: "Meglio così. Hitler è morto, Roosevelt pure. Contro chi l’avrebbe fatto, Winston, il suo governo?" INDRO MONTANELLI IN RISPOSTA A RAFFAELE PUGLIESE