Finetta Guerrera su TTL del 3/2/2001 a pagina 7., 3 febbraio 2001
Ogni anno, a Catania, si svolge una festa popolare in onore di sant’Agata, vergine cristiana martirizzata nel VI secolo
Ogni anno, a Catania, si svolge una festa popolare in onore di sant’Agata, vergine cristiana martirizzata nel VI secolo. Quinzano, proconsole romano della città, tentò di sedurla e lei, pur di non cedergli, affrontò il supplizio. Le furono tagliati i seni e trovò la morte su un letto di carboni ardenti. Leggenda vuole che le fiamme non riuscissero a distruggere le sue fattezze né il velo che le copriva il capo (che si conserva tuttora). Durante il suo martirio la terra tremò. Quinzano, inseguito dalla folla, morì affogato nel fiume Simeto. Da allora, a Catania, dal tre al cinque febbraio si svolge una festa in cui si rappresenta il funerale della santa. Nel corteo funebre (che dura tre giorni) devoti vestiti di bianco trascinano la "vara", la portantina che trasporta la statua. Il corteo si ferma nei luoghi della tortura e della morte, dinanzi ai quali, secondo la tradizione, il volto della statua impallidisce e si addolora. L’ultimo giorno della processione la vara viene adornata con fiori rossi, il colore del martirio. Per l’occasione vengono anche sfornate le «minne i’ Sant’Aita» (i seni di Sant’Agata), piccole cassate rotonde rivestite di zucchero con al centro una ciliegina rossa a mo’ di capezzolo.