Marcello Maddalena, Il Borghese n. 5, 1997, 6 febbraio 2001
Da un po’ di tempo in qua sono oggetto di quasi quotidiane attenzioni da parte di qualche iscritto all’ordine dei giornalisti per via di una frase contenuta in un libro-intervista a cura di Marco Travaglio, in cui, rispondendo ad una domanda dell’intervistatore, testualmente dicevo: «quello immediatamente successivo all’arresto è un ”momento magico” nel senso che l’arrestato si preoccupa meno della solidarietà nei confronti dei correi e più della rapida conclusione della sua avventura»
Da un po’ di tempo in qua sono oggetto di quasi quotidiane attenzioni da parte di qualche iscritto all’ordine dei giornalisti per via di una frase contenuta in un libro-intervista a cura di Marco Travaglio, in cui, rispondendo ad una domanda dell’intervistatore, testualmente dicevo: «quello immediatamente successivo all’arresto è un ”momento magico” nel senso che l’arrestato si preoccupa meno della solidarietà nei confronti dei correi e più della rapida conclusione della sua avventura». Questa frase, citata per lo più in modo inesatto e incompleto (e cioè omettendone tutta l’ultima parte) è stata trasformata in una sorta di massima per cui «la carcerazione preventiva è un momento magico». Secondo il relatore per la Giustizia della Bicamerale, Marco Boato, è «agghiacciante». E certamente, se avessi parlato della carcerazione preventiva come di «un momento magico», potrebbe pure avere ragione. Invece ho parlato del «momento immediatamente successivo all’arresto», che esprime un concetto ben diverso. Si tratta infatti del momento che intercorre tra la materiale esecuzione dell’arresto e l’ingresso in carcere: che è quello in cui l’arrestato innocente altro non desidera che essere il più presto sentito dal pm che indaga (per potersi difendere e far valere le sue ragioni) e quello colpevole è più disponibile a infrangere qualche vincolo omertoso o a uscire, secondo la terminologia sabauda, da rispettosa e doverosa riservatezza. In passato, questo momento si è rivelato assolutamente fondamentale e decisivo in procedimenti per fatti delittuosi atroci, i peggiori che le menti umane siano riuscite e riescano a concepire. Adesso non è più possibile (tranne che nel caso assolutamente eccezionale, di arresto in flagranza). Mi limito a qualche esempio, frutto non di fantasia ma di concreta esperienza vissuta.