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 2001  febbraio 06 Martedì calendario

Marzotto, Marzotto. Martedì 6 maggio, tuttavia, Paloschi e il suo collaboratore Antonio Felicella rifanno il giro delle telefonate: sono sicuri di avere le deleghe necessarie per far eleggere Donati

Marzotto, Marzotto. Martedì 6 maggio, tuttavia, Paloschi e il suo collaboratore Antonio Felicella rifanno il giro delle telefonate: sono sicuri di avere le deleghe necessarie per far eleggere Donati. Sono convinti di poter contare su un voto plebiscitario, quindi vanno avanti. Ma il giorno dopo i conti non tornano più. In apertura dell’assemblea Roberto Crespi, direttore generale del ”Giornale” berlusconiano, lancia la candidatura anche a nome dei due quotidiani di area Fiat. L’avvocato Vittorio Ripa di Meana, in rappresentanza della ”Prealpina” di Varese, segnala il rischio che si apra una spaccatura tra gli editori, e per questo propone un rinvio al 30 giugno. Ma Cuttica forza la mano e impone il voto. Quello che accade dopo lo racconterà l’indomani soltanto la ”Repubblica”: 56 votano a favore di Donati, 57 contro, 29 si astengono. Dal fondo si grida «Marzotto», come per inneggiare a una ribellione a Romiti: pochissimi sanno che in realtà la sconfitta, se così si può definire (i contatti per una soluzione che accontenti tutti ricominciano subito), non è sua. L’Ansa manda in rete un dispaccio dove non si fa il nome di Donati. ”La Stampa” dedica al fatto poche righe. Il ”Corriere” tace.