Avvenire del 6 febbraio 2001 a pagina 23, 6 febbraio 2001
L’etimologia del termine "feticcio" lo riconduce alla magia popolare e alla religiosità primitiva
L’etimologia del termine "feticcio" lo riconduce alla magia popolare e alla religiosità primitiva. Nel parlare comune il feticcio è una fissazione che rende importante ciò che non lo è. Il latino "facticius" si trova nelle Storie Naturali di Plinio e significa "artificiale" e "adulterato". Nel Cinquecento i Portoghesi in Africa occidentale e in America Latina chiamavano feticci le cose divinizzate dai selvaggi. Nel 1740 l’illuminista Charles de Brosses scrisse un libro sul feticismo come religione originaria degli Egizi e il filosofo Auguste Comte sviluppò l’idea per spiegare il passaggio dalla superstizione alla scienza. Karl Marx all’inizio del "Capitale" definisce feticismo la valutazione delle merci nel capitalismo. Lo psicologo francese Binet (l’inventore dei test d’intelligenza) chiamò feticismo la patologia sessuale che limita il desiderio a parti del corpo, indumenti, o altro che prenda il posto dell’oggetto d’amore. Concetto fondamentale del feticismo è lo scambio tra ciò che è vivo e ciò che è inerte e senza vita. Nel feticismo sessuale (come in quello religioso ed economico) vengono attribuiti poteri spirituali alle cose. Tra i moderni, si sono occupati del feticismo Siegmund Freud, Jacques Lacan, Jean Baudrillard.