Umberto Galimberti su la Repubblica del 19/1/2001 a pagina 44, 19 gennaio 2001
Secondo l’antropologo americano Craig B. Stanford, l’uomo prevalse sulle specie animali perché era carnivoro
Secondo l’antropologo americano Craig B. Stanford, l’uomo prevalse sulle specie animali perché era carnivoro. Per realizzare il desiderio di mangiare carne, l’uomo dovette imparare a camminare, comunicare e usare utensili. Tutto ciò spinse l’evoluzione fino allo sviluppo di un cervello di grandi dimensioni, la cui capacità di pensare e di produrre un’organizzazione sociale era già preparata dal modo con cui si organizzavano le battute di caccia e la distribuzione della carne. Nelle società patriarcali la carne divenne uno strumento per comprare sesso e potere. Le donne, escluse dalla caccia, fornivano prestazioni sessuali in cambio di un po’di carne. I sacerdoti delle società primitive sacrificavano la carne agli dei, offrivano il fumo della carne sacrificata agli uomini d’alto rango e le parti molli, cervello e interiora, alle donne («Che si radichi qui l’antico pregiudizio che ritiene più familiare la follia alle donne?»). Umberto Galimberti pensa che, da secoli, l’immaginario umano veda nella carne sesso, potere, sacralità. Ancora oggi, la popolazione Kung si mette a mercanteggiare per ore con chi ha la carcassa di un’antilope, trascurando i cibi di origine vegetale:«Che sia la rinuncia a questo immaginario antico e stratificato nel fondo delle nostre passioni ciò di cui soffriamo oggi che, per via della mucca pazza, ci vediamo costretti a ridurre il consumo di carne? Non è certo la carenza nutrizionale ciò che oggi può allarmare noi occidentali, e allora bisognerà cercare negli strati profondi e ancestrali della nostra psiche e alla simbolica connessa alla carne le ragioni di quel sovrappiù di allarmismo che si aggiunge al ragionevole allarme».