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 2001  febbraio 04 Domenica calendario

Nel 1655 Cristina, regina di Svezia, abdicò, si convertì al cattolicesimo e si trasferì a Roma. Dal 1668 visse a Villa Riario, alla Lungara, trasformandola in una corte al femminile: ci abitavano la marchesa Capponi e sua sorella Giovanna, Fachon Landini e la figlia, la cantante Marietta e la figlia dell’alchimista Bandiera, nonché tutte le settantacinque ballerine del Teatro Tor di Nona (creato da Cristina nel 1670), disoccupate dopo che un decreto papale aveva messo fuori legge le loro esibizioni

Nel 1655 Cristina, regina di Svezia, abdicò, si convertì al cattolicesimo e si trasferì a Roma. Dal 1668 visse a Villa Riario, alla Lungara, trasformandola in una corte al femminile: ci abitavano la marchesa Capponi e sua sorella Giovanna, Fachon Landini e la figlia, la cantante Marietta e la figlia dell’alchimista Bandiera, nonché tutte le settantacinque ballerine del Teatro Tor di Nona (creato da Cristina nel 1670), disoccupate dopo che un decreto papale aveva messo fuori legge le loro esibizioni. C’erano anche numerosissime giovani donne di ceti diversi, scappate da mariti oppressivi e corteggiatori insistenti. La regina odiava gli uomini e s’innamorava spesso delle sue cortigiane, con le quali però intratteneva solo rapporti platonici. Curva, contorta, il naso adunco, i capelli corti, un doppiomento pieno di peli, grassa al punto da sembrare «un’autentica palla» (secondo l’editorialista Misson), invecchiando assunse un aspetto sempre più mascolino. Nel 1688 si rifugiò alla sua corte la bellissima Angelica, cantante, danzatrice e suonatrice di clavicembalo in fuga dagli abusi di monsignor Vannini. La regina se ne innamorò, tra le due nacque una relazione fatta di carezze sul seno, baci e un’ossessiva gelosia. Nel febbraio 1689, Cristina si ammalò di erisipela. Monsignor Vannini, approfittando del malessere della sovrana, s’introdusse nella villa e cercò di violentare Angelica, ma Cristina si affrettò a mandare in soccorso un domestico, che mise in fuga il prelato (labbro spaccato, varie costole rotte, abiti a brandelli). La regina ordinò a un sicario, un certo Merola, di uccidere Vannini: l’agguato fallì, Merola si rifugiò in una bettola di Trastevere, fu raggiunto dai messi di Cristina e portato a corte, dove lei lo prese a schiaffi e bastonate. L’episodio le fu fatale: si riammalò di erisipela e tre giorni dopo morì (19 aprile 1689).