Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  febbraio 04 Domenica calendario

In Inghilterra la censura sull’editoria fu abolita nel 1695, mentre in Francia la maggior parte delle pubblicazioni avveniva nella clandestinità

In Inghilterra la censura sull’editoria fu abolita nel 1695, mentre in Francia la maggior parte delle pubblicazioni avveniva nella clandestinità. Nel diciassettesimo secolo l’editoria era un fenomeno di massa. Tra il 1660 e il 1800 furono pubblicati 300 mila libri e «pamphlets», per un totale di circa 200 mila copie vendute. L’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert contava 4500 lettori, «The true born englishman» di Defoe vendette 80 mila copie in una settimana. Nel 1739 a Londra c’erano 551 caffè dove si leggevano i quotidiani e si discuteva. Nel 1753 aprì il British Museum, il primo museo pubblico d’Europa. La scienza era di gran moda, nobildonne e gentiluomini facevano a gara per comprare telescopi, microscopi e raccolte di farfalle. Nel 1712, James Jurin tenne un corso di meccanica (in poco più di un anno, andando a lezione tre volte a settimana, si imparava a usare qualsiasi marchingegno). Verso la fine del Settecento le famiglie inglesi usavano portare i bambini all’«Eudouranion», sala buia dove globi luminosi rotanti mostravano il movimento dei pianeti.