Arthur Schopenhauer "L’arte di trattare le donne" Adelphi 2000, 8 febbraio 2001
Elogio della poligamia. «Mentre presso i popoli poligamici ogni donna trova chi la mantiene, presso i popoli monogamici il numero delle donne maritate è limitato, e rimane un numero infinito di donne private di sostegno, che nelle classi superiori vegetano come inutili zitelle, e nelle classi inferiori sono costrette a pesanti lavori inadatti a loro, oppure diventano prostitute e conducono una vita triste e infamante
Elogio della poligamia. «Mentre presso i popoli poligamici ogni donna trova chi la mantiene, presso i popoli monogamici il numero delle donne maritate è limitato, e rimane un numero infinito di donne private di sostegno, che nelle classi superiori vegetano come inutili zitelle, e nelle classi inferiori sono costrette a pesanti lavori inadatti a loro, oppure diventano prostitute e conducono una vita triste e infamante. Solamente a Londra vi sono ottantamila prostitute. Non sono esse, forse, null’altro che donne terribilmente danneggiate dall’istituzione monogamica, vere e proprie vittime umane sull’altare della monogamia? Le prostitute conducono una vita triste e infame, ma, date le circostanze, sono necessarie a soddisfare i bisogni del sesso maschile, e compe tali rappresentano un ceto riconosciuto ufficialmente, con lo scopo specifico di proteggere dai seduttori le donne privilegiate dal destino, che hanno trovato marito, o hanno diritto a sperare di trovarne» (Arthur Schopenhauer)