8 febbraio 2001
A Grottaglie (Taranto) tra le otto e le nove di sera di lunedì scorso lo studente Aldo Vestita, di anni 17, venne ucciso dal suo compagno di banco Carlo Di Bari, già diciottenne, e da un amico di questi, appena tredicenne
A Grottaglie (Taranto) tra le otto e le nove di sera di lunedì scorso lo studente Aldo Vestita, di anni 17, venne ucciso dal suo compagno di banco Carlo Di Bari, già diciottenne, e da un amico di questi, appena tredicenne. Di Bari indusse Vestita a coprirsi la testa con la maglietta, lo colpì quindi due volte alla nuca con un tubo d’acciaio lungo mezzo metro. Caduto a terra il Vestita, il Di Bari passò il tubo all’amico più piccolo, invitandolo a colpire. Il Vestita si contorceva e si lamentava fortemente. Il tredicenne lo colpì almeno una volta, in base alla confessione resa poi alla polizia. Più e più volte secondo il resoconto di molti giornali. nel tredicenne che va ravvisata la propensione maggiore alla ferocia? Forse. Non fu possibile tradurlo in carcere, per via della minore età, ma dopo la confessione, resa al termine di un interrogatorio di dieci ore e piangendo, fu consegnato ai genitori con l’ordine di non farlo uscire e più tardi trasferito in un Centro Assistenza Minori di Lecce. Il suo difensore disse che la colpa era tutta del Carlo Di Bari, il diciottenne. Costui frequentava l’istituto tecnico per ragionieri ”Sandro Pertini”, ma senza successo: aveva abbandonanto a metà anno. Un altro studente del ”Pertini”, un Angelo di 17 anni, dice che il Di Bari era uno sbruffone. L’avvocato del tredicenne, Cosimo Annichiarico, sostiene che il Di Bari aveva millantato al tredicenne conoscenze nella malavita e gli aveva promesso di introdurlo nel mondo dei boss. Al tredicenne quella promessa era parsa seducente. Lunedì scorso, il Di Bari gli disse che si poteva fare qualche denaro ”col sistema degli orologi”. Il Vestita aveva in effetti manifestato molte volte una passione per quegli oggetti. Il Di Bari lo chiamò per telefono, gli disse che aveva un bell’orologio e di portare centomila lire. Gli diede appuntamento al bar Lombardi. Al bar Lombardi lo fece salire sul motorino e lo portò a una chiesa diroccata nella gravina Lama di Fullone alla periferia del paese. Qui gli disse di coprirsi la testa con la maglietta, perché non doveva vedere il «nascondiglio degli orologi». Il corpo fu poi lasciato lì, ma la maglietta celeste, il portafoglio vuoto e il tubo d’acciaio furono gettati in un cassonetto. Di Bari disse che il tredicenne voleva buttare il corpo del ragazzo giù nel dirupo e che lui s’era opposto. In ogni caso i due entrarono in un bar, presero una birra, fumarono una sigaretta e si salutarono. Dopo il ritrovamento del corpo e le confessioni rese in due stanze diverse (il diciottenne e il tredicenne s’accusarono pesantemente l’un l’altro), foto del Vestita vennero affisse lungo il corso principale della città, dove la sera si va a prendere il fresco e a guardarsi. Il padre del povero ragazzo gestisce un bar e lo conoscono tutti. Ha un altro figlio di 15 anni. Abita in via Madonna di Pompei, in una casetta di due piani. Il sindaco di Grottaglie, Giuseppe Vinci, disse che in paese non esiste criminalità nè piccola nè grande. Grottaglie è celebre per le ceramiche. Ferdinando Camon, sulla ”Stampa” del 20 giugno, scrisse queste parole: «L’omicidio di un amico o di un familiare noi lo sentiamo come un’aggravante: ci giochi insieme, gli telefoni, mangi a casa sua e poi lo ammazzi? Per i minorenni è una grossa attenuante: uccidendo un amico non sentono di commettere un delitto sociale, restano in quel mondo a parte che è il giro delle amicizie. Se poi uccidono il padre o la madre o la sorella, restano addirittura in casa. Più stretto è il cerchio, meno vale. La famiglia vale meno degli amici. Una sorella si può mettere a disposizione di un amico per farlo contento (è successo a Foggia, ne parlammo tre anni fa). Si può chiuderla in un casolare sperduto, dove l’amico va a trovarla e fa quello che vuole. Certo, la sorella muore e sparisce, ma l’amico diventa più amico».