Dante Matelli sull’Espresso del 15/2/2001 alle pagine 152-155, 15 febbraio 2001
Ariel ("Arik") Sharon, è nato nel 1928 a nord di Tel Aviv. Parla di se stesso come di un agricoltore-allevatore, e di Israele come di un campo di pompelmi o un allevamento di pecore: «Ha bisogno delle stesse cure: inventiva, sudore, pochi innesti, recinti sicuri e nemici lontani»
Ariel ("Arik") Sharon, è nato nel 1928 a nord di Tel Aviv. Parla di se stesso come di un agricoltore-allevatore, e di Israele come di un campo di pompelmi o un allevamento di pecore: «Ha bisogno delle stesse cure: inventiva, sudore, pochi innesti, recinti sicuri e nemici lontani». Ha sempre definito i Palestinesi «turisti in Israele» e potenziali terroristi. La prima volta che ha usato un’arma aveva tredici anni: «Mio padre mi regalò un coltello, per proteggerci dai nostri nemici»; a quattordici faceva parte dell’Haganah, l’esercito clandestino ebraico, anti inglese e anti arabo. Negli anni ’50 fondò l’«Unità 101», piccolo esercito di paracadutisti ai suoi ordini con il compito di portare a termine incursioni aeree ai danni dei villaggi arabi: nel corso di uno di questi raid (a Qybia, in Giordania) morirono circa settanta persone. Nel corso della Campagna di Suez, nel 1956, a Sharon fu affidato il passo di Mitla. Avrebbe solo dovuto controllarlo, decise invece di attaccare l’Egitto e vinse. Quando nel 1973 fu l’Egitto ad attaccare Israele, Sharon paracadutò dodicimila uomini in territorio egiziano: tagliarono le condotte dell’acqua, impedirono l’arrivo dei medicinali al fronte, rasero al suolo interi villaggi. Dopo un solo giorno senz’acqua, l’esercito egizano si arrese. In seguito Sharon fondò il LIkud, partito di immigrati e sottoproletari di destra. Nel 1982 promosse l’occupazone israeliana del Libano, durante la quale morirono circa un migliaio di profughi palestinesi a Beirut, Sabra e Chatila. Nonostante ciò, Sharon si autodefinisce spesso «l’uomo della pace».