Giorgio Calcagno su La Stampa del 28/1/2001 a pagina 3;, 28 gennaio 2001
Il giorno dell’armistizio, Maria Josè si trovava, come ogni estate, in Val d’Aosta, nel castello di Sarre, con i bambini
Il giorno dell’armistizio, Maria Josè si trovava, come ogni estate, in Val d’Aosta, nel castello di Sarre, con i bambini. Da Roma nessuno le fece sapere nulla, rischiò di essere catturata dai tedeschi. Un colonello aiutò tutta la famiglia a raggiungere il valico del Gran San Bernardo prima dell’arrivo dei nemici. Per venti mesi trovarono riparo in Svizzera. Il 27 aprile del ’45, Maria Josè partì dalla Svizzera a piedi, sotto la neve, con uno zaino in spalla, accompagnata da un alpino valdostano. Al valico del San Bernardo i partigiani la caricarono su un’auto fino a Sarre. A Roma incontrò il marito che non vedeva dal luglio del ’43. Il 9 maggio del ’46 Vittorio Emanuele abdicò: Umberto II e Maria Josè furono i nuovi sovrani d’Italia fino al 2 giugno, giorno del referendum. Secondo alcuni storici Maria Josè non votò al referendum. Secondo altri votò per la repubblica. Indro Montanelli sostiene che votò per la monarchia. All’alba del 5 giugno partì per l’esilio, da Napoli, a bordo dell’incrociatore «Duca degli Abruzzi». Umberto si stabilì a Cascais in Portogallo, Maria Josè a Merlinge, vicino Ginevra. Nel 1987, Maria Josè ottenne dal Consiglio di Stato il permesso di rientrare in Italia. Nel 1992 lascia Ginevra per trasferirsi in Messico, quattro anni più tardi ritorna in Svizzera dalla figlia Maria Gabriella.