Nello Ajello su la Repubblica del 28/1/2001 a pagina 17; anche Ludina Barzini sul Corriere della Sera del 28/1/2001 a pagina 3., 28 gennaio 2001
Alla fine del 1931, Maria Josè ebbe un incontro con Benedetto Croce agli scavi di Pompei. Il filosofo raccontò di essere stato costretto a camuffarsi per non essere riconoscibile
Alla fine del 1931, Maria Josè ebbe un incontro con Benedetto Croce agli scavi di Pompei. Il filosofo raccontò di essere stato costretto a camuffarsi per non essere riconoscibile. Maria José voleva sapere da Croce quale fosse «la condizione degli animi in Italia»:«Il mio primo incontro con Croce fu una specie di avventura. L’archeologo Umberto Zanotti ed io, in auto, seminammo i segugi della polizia fascista. Poi simulammo un’innocua visita agli scavi di Pompei. Dentro la casupola dell’amministrazione ci attendeva il filosofo. Lasciandoci prendere dal colloquio, con una certa ingenuità, Croce si affacciò ad una finestra. Io lo richiamai:«Ma cosa fa? Vuole che ci scoprano?». Lui si riprese con una battuta. «Sa , di questi tempi, spesso mi manca l’aria». Nel suo mezzanino al Quirinale, Maria Josè aveva allestito un piccolo studio privato, frequentato da intellettuali antifascisti: Umberto Zanotti Bianco, il latinista Concetto Marchesi, Elio Vittorini, la contessa Giuliana Benzoni. Nel giugno del ’38 confidò a Galeazzo Ciano di voler insegnare a suo figlio Vittorio Emanuele molti mestieri «perché pensava che il ragazzino avrebbe dovuto lavorare e vivere del suo lavoro». Nel ’39 Ciano annotò nel suo diario due epiteti con cui Maria Josè usava allaudere ai tedeschi:«bugiardi e porci».