Edoardo Tomaselli sul Giorno del 10/2/201 a pagina 15., 10 febbraio 2001
Lo scrittore Paul Auster, da bambino, alla fine di una partita di baseball si ritrovò davanti il suo giocatore preferito, Willie Mays
Lo scrittore Paul Auster, da bambino, alla fine di una partita di baseball si ritrovò davanti il suo giocatore preferito, Willie Mays. Gli chiese un autografo, ma non aveva la matita, «nessuno degli adulti aveva una matita. Il grande Willie Mays rimase a osservarci in silenzio», poi andò via, mentre il piccolo Auster scoppiava in un pianto dirotto. «Ero stroncato dalla delusione, ma anche disgustato di me stesso per non essere riuscito a trattenere le lacrime. La vita mi aveva messo alla prova, e avevo scoperto di essere carente sotto ogni punto di vista. Dopo quella sera, dovunque andassi incominciai a portare con me una matita. Se non altro, gli anni mi hanno insegnato questo: se hai una matita in tasca, ci sono buone probabilità che un giorno o l’altro ti venga la tentazione di usarla. Come mi piace dire ai miei figli: fu così che diventai scrittore».