Gherardo Milanesi, Capital, n. 7, 1997., 12 febbraio 2001
«Da molti mesi ero di stanza a Guantanamo. Come ufficiale dell’esercito sapevo quale percorso seguire per evitare i campi minati e arrivare all’ultimo reticolato
«Da molti mesi ero di stanza a Guantanamo. Come ufficiale dell’esercito sapevo quale percorso seguire per evitare i campi minati e arrivare all’ultimo reticolato. Adagiammo nostra figlia di pochi mesi in un canestro di vimini e cosparsi di grasso di fucile ci avviamo verso la foresta. Il grasso serviva per proteggerci dagli insetti. Camminiamo per cinque giorni. Sfiniti. Mi sdraio all’ombra di un cespuglio a osservare l’ultima collina. Ma il sogno diventa un incubo: un attimo e Ayra si accorge che ho appoggiato la testa su una mina. Piange. Entrambi sappiamo che non c’è più niente da fare. Nove ore immobile, per dirle tutto, poi mi faccio il segno della croce e trovo il coraggio. Alzo la testa. Ma era una vecchia, arrugginita, mina sovietica». (Hermes Bori, 48 anni, ex capitano delle brigate rivoluzionarie, oggi abitante nella Little Avana di Miami a Gherardo Milanesi).