Clarence Day, ìVita col padreî, Oscar Mondadori., 14 febbraio 2001
Lo scrittore Clarence Day ricorda le lezioni di violino prese da ragazzo: "Herr M. (il mio maestro) e io avevamo scoperto che ero miope
Lo scrittore Clarence Day ricorda le lezioni di violino prese da ragazzo: "Herr M. (il mio maestro) e io avevamo scoperto che ero miope. Siccome il violino è uno strumento che si deve tenere davanti a sé, io non potevo stare abbastanza vicino al leggìo per distinguere chiaramente le note. Così Herr M. cominciò a prestarmi i suoi occhiali. Questi mi servivano abbastanza bene. Le note non mi apparivano più grigie e confuse ma chiare, sebbene stranamente deformate. Herr M. me li prestava a malincuore perché aveva paura che li lasciassi cadere. Ci sarebbe stato meno pericolo se si fosse trattato di occhiali a stanghetta, invece erano a molla, e io dovetti imparare a tenerli in bilico sul naso come meglio potevo. Non potevo metterli vicino agli occhi, perché in quel punto il mio naso era troppo sottile, dovevo tenerli a metà del naso, dove era abbastanza grosso per reggerli. Oltre a ciò ero costretto a piegare indietro la testa, perché il leggio era un poco troppo alto per me. Herr M. mi faceva salire qualche volta su di uno sgabello, ammonendomi di stare bene attento a non cadere. E poi, quando ero in posizione, e lui, senza occhiali, non ci vedeva più, cominciavo a suonare con disperata energia".