Claudio Altarocca, La Stampa, 29/07/1994., 29 luglio 1994
Da qualche anno Versace firma un numero sempre maggiore di oggetti: tazzine e piumoni, asciugamani, cuscini, foulard
Da qualche anno Versace firma un numero sempre maggiore di oggetti: tazzine e piumoni, asciugamani, cuscini, foulard. «La moda è ormai una parte della mia attività». Lo guida la passione per il barocco e il neoclassico: «Ho avuto per anni sul comodino quel libro divino che è La casa della vita di Mario Praz. Nella villa di Como ho quadri dell’Appiani, di Michele Cammarano e di altri neoclassici, in camera da letto tengo I lottatori di Canova, alti due metri e settanta». Si abbandona all’ebbrezza della decorazione e si appropria, con furore crescente, di fregi e figure da ogni angolo dello spazio e del tempo: fiori e giardini, cavalieri cinesi, pellerossa, Pulcinella, coralli e galeoni. E oro, tanto oro. Versace il Corsaro. Cita Proust: «La creazione del mondo non è accaduta in principio, ma avviene ogni giorno». Dice che ha letto sei volte la Recherche. L’universo, come i suoi ricordi personali a Reggio, è una tastiera, è lì per essere saccheggiato, citato, rilanciato nel nostro tempo. «Ho come l’horror vacui, il terrore della morte. Il senso della morte ce l’ho ben chiaro, ben profondo. Mi accompagna tutti i giorni. Non ho paura; ho voglia di lasciare un segno. La decorazione mi porta allegria, vita. Se oggi si tende a massificare, io tendo a gridare, a gridare forte». Quest’universo sfrenato e fastoso trova il suo culmine nel volto della Medusa, da quasi otto anni il marchio di Versace, che la vide la prima volta nei mosaici romani delle terme sotto casa, tenuto per mano da suo padre. La imprime su occhiali e scarpe, su cinture, spille e borsette: dappertutto; anche sugli slip maschili. « il simbolo della seduzione - spiega lo stilista -. Se guardi lei, non riesci più a guardare nessun altro, neanche Armani, perche’ muori».