Cesare Medail sul Corriere della Sera del 13/2/2001 a pagina 37, 13 febbraio 2001
Thomas J.Watson, fondatore dell’IBM, nacque a Campbell nel 1874. Il padre era un taglialegna protestante
Thomas J.Watson, fondatore dell’IBM, nacque a Campbell nel 1874. Il padre era un taglialegna protestante. Cominciò la sua carriera girando per le fattorie con un carro giallo e vendendo pianoforti e macchine da cucire. In seguito conobbe il direttore della National Cash Register di Buffalo, e cominciò a lavorare per lui vendendo (con successo) registratori di cassa. A volte con metodi poco ortodossi: incaricato di ostacolare le attività della concorrente «Hollywood», formò delle vere e proprie «squadre di intimidazione dei clienti». Per vent’anni Watson raccolse solo successi, ma poi cadde in disgrazia e chiese aiuto a Charles Flint, presidente della CTR (Computing Tabulating Recordating), che produceva sistemi a schede perforate. In pochi anni, prese il posto di Flint e rivoluzionò l’azienda, esigendo dai dipendenti fedeltà assoluta e creando una sorta di «patriottismo aziendale» con tanto di inno («Il Signor Watson è l’uomo per cui lavoriamo/ ci ha insegnato a condurre il gioco/ e a fare soldi»). Su tutte le superfici disponibili della sede, fece stampare la parola «think», pensare, che divenne il motto della società (una frase di Watson: «Non pensare costa al mondo milioni di dollari»). La CTR divenne internazionale e mutò il suo nome in IBM (International Business Machines). In Europa, gli affari migliori li fece in Germania, subito dopo la crisi valutaria di Weimar. In seguito fornì al Terzo Reich i calcolatori e le macchine che servirono alla schedatura degli ebrei in vista dello sterminio. Durante la guerra, però, Watson dovette ufficialmente prendere le distanze da Hitler (che pure ammirava), anche se i loro rapporti, soprattutto quelli commerciali, continuarono segretamente fino al 1944. Nel 1956, un mese prima di morire, lasciò le redini del suo impero al figlio, Thomas J. Watson jr, che in seguito criticò la collaborazione del padre con Hitler: «L’ottimismo rese mio padre cieco di fronte a ciò che accadeva in Germania».