Maurizio Mosca, Famiglia Cristiana, n.30, 1997., 14 febbraio 2001
Il naturalista Antonino Mongitore scrisse nel ’700 che a seguito della dominazione araba alcuni coccodrilli proliferavano nei fiumi Garofello (Palermo), Amessano (Catania) e alla fonte del Ciane (Siracusa), procurando seri danni agli armenti
Il naturalista Antonino Mongitore scrisse nel ’700 che a seguito della dominazione araba alcuni coccodrilli proliferavano nei fiumi Garofello (Palermo), Amessano (Catania) e alla fonte del Ciane (Siracusa), procurando seri danni agli armenti. Ancora nel dicembre del 1933 in un palude nei pressi di Siracusa ne venne catturato ed abbattuto un esemplare. In Storie e leggende napoletane Benedetto Croce racconta che nelle prigioni di Castel Nuovo, a Napoli, v’era una fossa dove venivano gettati i prigionieri più incalliti, che misteriosamente sparivano. Si scoprì poi la presenza di un enorme coccodrillo probabilmente giunto dall’Egitto attaccato ad una nave. Pescato con un’ancora di nave cui era applicata come esca una coscia di cavallo, venne impagliato e appeso alla porta di Castel Nuovo, dove rimase sino alla metà dell’800. Nel santuario di Campolongo a Ponte Nossa (Bergamo) viene conservato un coccodrillo imbalsamato «che dimorava nel fiume Serio, facendo strage di incauti viandanti». A Mantova, dove un tempo venne eretta la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sorge un grande santuario con al centro un grosso coccodrillo catturato nei canneti del Mincio 500 anni fa.