Vanessa Cinicia, 15 febbraio 2001
Quanto a Cunanan: «Nessun assassino seriale ha mai agito così. Non c’è un filo che leghi le vittime
Quanto a Cunanan: «Nessun assassino seriale ha mai agito così. Non c’è un filo che leghi le vittime. Le prime due le conosceva, le altre, probabilmente, no. Non c’è un rituale comune negli omicidi. Anche la sequenza temporale è insolita: anzichè scadenze precise, in corrispondenza del bisogno di uccidere, una furia iniziale, una lunga quiete e poi un assassinio completamente diverso dai precedenti. Quanto al movente che l’ha determinato è rinchiuso nel sacco di plastica con il corpo di Cunanan. Gli psicologi e i criminologi che sfilano sugli schermi televisivi azzardano che abbia ucciso le prime due volte per vendetta, offeso dai rifiuti subìti nella comunità gay; le due successive per provare il piacere di essere scoperto ammazzando; l’ultima, per entrare nella storia [...] E perché si è nascosto a soli quattro chilometri dalla scena del delitto? Perché ha sparato al custode della casa? Perché si è ucciso? Il capo della polizia dice soddisfatto: ”Ha sentito la pressione, nostra e dei media. Tutta una nazione gli dava la caccia”. Ah, certo. [...] Quanto all’Fbi, non l’ha preso neppure quando lasciava nome e domicilio su una ricevuta al banco dei pegni».