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 2000  ottobre 31 Martedì calendario

Hanno tra i 30 e i 50 anni, fanno professioni creativo-remunerative, lavorano come matti ma il loro lavoro «li diverte», vestono Armani, girano in bici, non spenderebbero mai un milione in un anonimo centro commerciale ma sarebbero pronti a tirar fuori la stessa cifra per una pentola Wok in cui cuocere verdure Thai

Hanno tra i 30 e i 50 anni, fanno professioni creativo-remunerative, lavorano come matti ma il loro lavoro «li diverte», vestono Armani, girano in bici, non spenderebbero mai un milione in un anonimo centro commerciale ma sarebbero pronti a tirar fuori la stessa cifra per una pentola Wok in cui cuocere verdure Thai. Sono i Bobos, crasi linguistica che sta per Bourgeois Bohémien, borghesi artisti o creativi, così battezzati dal giornalista americano David Brooks, che agli ultimi ricchi ha dedicato un saggio già best seller negli Usa. I Bobos acquistano il top della tecnologia, l’ultimo grido dei cellulari, il migliore dei Dvd, ma indossano magliette antinucleari comprate all’usato, giacche Prada e pantaloni Calvin Klein su anfibi scorticati ereditati dall’amico rapper. Al supermercato comprano cosce di pollo come tutti, ma i loro polli sono cresciuti liberi e non imprigionati in batteria e hanno ingerito cibi biologici e non mangimi chimici. Circolano in bicicletta, ma hanno la costosissima cabina doccia in ardesia per ristabilire «l’agognato contatto con la natura». Una Bobos newyorkese che abita in una casa-loft a Brooklyn non metterà mai nella sua borsa di stoffa patatone giganti dell’Idaho, ma solo «quel tipo di minuscoli tuberi che crescono nel nord della Francia...». I Bobos, insomma, superprofessionisti, megamanager, architetti alla moda, stilisti, banchieri o strateghi della new economy, di soldi ne hanno quanti ne vogliono e possono permettersi di collegare il consumismo più sfrenato alla cura dell’anima. Avere ed essere per loro non sono più categorie inconciliabili, e lo stesso gesto del comprare e del consumare (dopo aver duramente lavorato) «dev’essere un atto che fa sentire positivi». Secondo David Brooks sono bobos Bill clinton, Tony Blair, Al Gore, Bill Gates, Madonna, Jane Fonda, rochrad Branson. A loro si rivolgono le nuove strategie pubblicitarie: particolarmente illuminante una pubblicità della Rowenta, in cui la multinazionale degli elettrodomestici non soltanto illustra quanto siano potenti i propri ferri da stiro, ma a chi li acquista fornisce una guida «sullo stirare secondo il Feng Shui», ossia secondo la filosofia giapponese del disporre le cose. La Samsonite, invece, ha creato la prima bobo-collection: giacche di cachemire, camicie ampie, maglioni patchwork di materie e lavorazioni diverse.