20 febbraio 2001
Nardelli Guido. Di anni 42, geometra ed ispettore della Società Italiana Autori ed Editori, sempre in giro per locali notturni a controllare la validità dei biglietti
Nardelli Guido. Di anni 42, geometra ed ispettore della Società Italiana Autori ed Editori, sempre in giro per locali notturni a controllare la validità dei biglietti. Però molto credente, molto praticante. Niente mogli, niente figli, vita con i genitori e il fratello a Gardolo, sobborgo di Trento. La notte tra sabato 2 e domenica 3 agosto non riesce a prender sonno per via di un tizio che, in strada, tiene l’autoradio a tutto volume, suona il clackson e chiama a squarciagola qualcuno che non risponde (più tardi identificato per Salvatore Dolce, calabrese, pregiudicato, di anni 42). Nardelli s’affaccia alla finestra e vede che giù c’è una Bmw, questo Dolce seduto al posto di guida con tutt’e quattro le portiere della macchina aperte in modo che la musica si diffonda liberamente nella notte. Nardelli si mette un paio di pantaloni e scende, benchè mingherlino, con gli occhiali, non ha paura. Quando comincia a protestare, l’altro esce dalla macchina e lo prende senz’altro a sberle, poi a cazzotti, poi a calci. Ad ogni colpo il Nardelli va giù e sbatte la testa contro qualcosa, la colonnina di un garage, lo spigolo di un marciapiede. Dopo pochi minuti è morto con la testa spaccata. Il pregiudicato calabrese però continua a prenderlo a calci in faccia e in pancia. Qualcuno, affacciato alla finestra, guarda e bada bene di non intervenire. Uno di questi testimoni dirà poi che l’assassino, mentre picchiava, cantava canzoni napoletane. Dopo l’arresto Dolce chiese alla polizia di essere lasciato in pace, che lo facessero dormire. Non permise che gli si facesse l’esame del sangue. La madre sua, Elena Romano, implorò il perdono della famiglia dell’ucciso e disse che il figlio tante volte beveva.