Stefano Trincia su Il Messaggero del 21/2/2001 a pagina 19., 21 febbraio 2001
Secondo un gruppo di studiosi americani e inglesi, la fine dell’Impero Romano sarebbe stata provocata da un’epidemia di malaria scoppiata a Roma intorno al 452 d
Secondo un gruppo di studiosi americani e inglesi, la fine dell’Impero Romano sarebbe stata provocata da un’epidemia di malaria scoppiata a Roma intorno al 452 d.C. Negli scavi condotti a Lugnano, piccolo centro della Valle del Tevere, gli archeologi hanno ritrovato oltre cinquanta scheletri di bambini morti intorno a quell’anno (molti prima dei tre anni, alcuni addirittura nel ventre materno). Nel Dna di uno di loro gli studiosi hanno individuato tracce inconfutabili di infezione da «Plasmodium falciparum», la quarta forma di malaria: si tratta del primo caso documentato scientificamente nella storia antica dell’umanità. Lo scheletro del bambino è decapitato (al suo fianco c’è un’ascia). Secondo alcuni scienziati della Sapienza di Roma, la malaria falcipara sarebbe arrivata dall’Africa e avrebbe attecchito in Sardegna, per poi sbarcare nelle regioni acquitrinose della Valle del Tevere a metà del quinto secolo dopo Cristo. Antiche testimonianze storiografiche raccontano di una pestilenza sconosciuta che infuriava nelle campagne a Nord di Roma, provocando «sudori e brividi» (sintomi tipici della malaria). Gli archeologi inglesi sostengono che persino Attila, re degli Unni, fermò la sua avanzata su Roma per timore dell’epidemia.