Michele Serra, l’Unità, 21/08/1985, 21 agosto 1985
Fate conto, leggendoli, che vi arrivino in stereofonia, e tutti insieme, nei padiglioni auricolari. Ragazza romana: «Giggi! Giggi! E’ ’na favola! E’ ’na favola, ti dico!»
Fate conto, leggendoli, che vi arrivino in stereofonia, e tutti insieme, nei padiglioni auricolari. Ragazza romana: «Giggi! Giggi! E’ ’na favola! E’ ’na favola, ti dico!». Giggi: «E mo’ vengo! Mo’ arivo! ’N attimo, che stò a prenne er frigobbar! Mo’ arivo!». Padre lombardo autorevole rivolto a figlio timido: «Tuffati che la zia ti guarda. Dai Aurelio tuffati ti dico che la zia ti guarda. Dai Aurelio, non fare il piangina. Veh che non ti porto proprio più. Tuffati Aurelio che la zia ti fa la fotografia». Aurelio: «Se mi guardi non mi tuffo (piange)». Zia di Aurelio: «Cià che ti faccio la fotografia. Cià Aurelio, che sei un ometto. Cià che ormai sei un ometto». Ragazza romana: «Giggi! E’ ’na favola! Sbrighete Giggi ch’è ’na favola!». Giggi (da un cocuzzolo a svariati chilometri di distanza): «Aoo! Ma non lo vedi che stò a cerca er frigobbar?! E fatte stò bagno e nun me rompe». Madre torinese: «Massimooo! Massimooo! Guarda che le prendi! Ti ho detto di non giocare con la sabbia! Monicaaa! Monicaaa! , dì a Massimo di non giocare con la sabbia che sei più grande. Lo dico a papà e poi vedete a casa!». Aurelio (tuffandosi e schizzandomi tutto, soprattutto i giornali non ancora letti): «Che spanciata! Zia, zia ho preso la spanciata! Ho anche bevuto! Zia, zia ho bevuto!». Zia di Aurelio: «Cià Aurelio che prendi freddo. Cià vieni fuori che ci ho l’accappatoio». Comitive di ragazzi genovesi scesi dall’ernorme camper (ma non ce l’hanno il mare in Liguria?) gridano a più riprese, in coro, «Belìn è prima classe!». (Dev’essere un nuovo modo giovanile di esprimere ammirazione per cose e persone), poi quello che sembra il leader inizia a percuotere ripetutamente sul cranio il suo amico del cuore, certo Aldo, con una bottiglia di plastica vuota. Dall’impatto tra il corpo contundente e Aldo scaturisce un sordo frastuono, a metà tra il "thud" e il "bonk". Aldo (ridendo): «Belìn ma sei abelìnato? Belìn ma sei abelìnato?» Il leader: «Belìn questa volta ti affogo. Aldo, belìn, giuro che ti affogo. Belìn Aldo, ti affogo». (Ripete la frase una cinquantina di volte limitandosi a cambiare l’ordine dei tre concetti "Aldo", "belìn", e "ti affogo").