23 febbraio 2001
D’Angelo Gina. Operaia di anni 55. Suo figlio, Giuseppe Di Gregorio, 31 anni, tossicodipendente, disoccupato, verso le 7 di mattina scende in cortile, prende dall’automobile del padre Pietro, autista di anni 58, un fucile da caccia scarico e, mettendoselo sottobraccio torna verso casa
D’Angelo Gina. Operaia di anni 55. Suo figlio, Giuseppe Di Gregorio, 31 anni, tossicodipendente, disoccupato, verso le 7 di mattina scende in cortile, prende dall’automobile del padre Pietro, autista di anni 58, un fucile da caccia scarico e, mettendoselo sottobraccio torna verso casa. Forse Di Gregorio ha soltanto in mente di vendere il fucile per comprarsi la droga, tuttavia i genitori, convinti che li voglia ammazzare (un anno fa accoltellò il padre perché non voleva dargli i soldi per una dose) si precipitano per le scale terrorizzati e cercano di disarmarlo. Il padre riesce a togliergli il fucile dalle mani e glielo sbatte in testa, la madre lo colpisce in faccia con il manico di un’accetta. Lui tira fuori dalla tasca della tuta un coltellino pieghevole, comincia a rotearlo nell’aria, la lama vorticando colpisce prima il padre a un braccio, poi la madre al collo, ancora il padre all’addome e subito dopo la madre, dritta al cuore. La donna stramazza a terra mentre padre e figlio continuano a darsele, Di Gregorio affonda tre volte ancora la lama nella pancia del padre, poi, ferito al sopracciglio e con uno zigomo fratturato, torna in casa, si cambia i vestiti e tutto confuso se ne va in giro senza meta. Il padre riesce a guidare fino all’ospedale dove subisce un delicato intervento all’addome, la madre muore durante il trasporto in ambulanza (nel cortile di un palazzo a Torano, nel centro della Val Vibrata, venerdì 26 dicembre, alle 7.30).