Roberto Ippolito su La Stampa del 23/02/2001 a pagina 17., 23 febbraio 2001
«Ora il treno è sui binari giusti. Io posso tornare indietro, alla mia Milano e ai miei studenti universitari con la sensazione di aver fatto il mio dovere»
«Ora il treno è sui binari giusti. Io posso tornare indietro, alla mia Milano e ai miei studenti universitari con la sensazione di aver fatto il mio dovere». «Voglio avere più tempo per me e la mia famiglia». Claudio Demattè (docente di strategie internazionali e mercati finanziari internazionali alla Bocconi) ha commentato così le sue dimissioni dalla presidenza delle Ferrovie dello Stato, affidatagli nel febbraio del 1998. Il suo è un bilancio positivo: «Con l’amministratore delegato Cimoli e il consiglio d’amministrazione ho portato avanti un duro lavoro di risanamento. La svolta c’è stata, come quando sono stato presidente della Rai che era a un passo dal portare i libri in tribunale. L’inversione di rotta è innegabile». «Sono entrato in un’azienda (le Ferrovie) che con il bilancio del 1997 aveva perso settemila miliardi. Le previsioni dicono che quest’anno ne perderà solo trecentosessanta». «Analizziamo le Ferrovie: le carrozze avevano un’età media di trent’anni, undici in più rispetto all’Europa. Oggi la media è di ventuno anni. Ci vogliono sei anni per avere un treno nuovo e dieci per rinnovare le rotaie. In tre anni le Ferrovie hanno raddoppiato gli investimenti: da quattromila a ottomila miliardi di lire. Andreotti diceva che solo i matti o Napoleone possono pensare di risanare le Ferrovie . Non siamo né matti né Napoleone, ma la svolta è chiara». «Se le mettessero in vendita, però, non comprerei ancora le azioni delle Ferrovie. Ma stiamo arrivando al momento in cui le azioni possono essere offerte».