23 febbraio 2001
D’Antoni Emanuele, di anni 20, di Torvaianica, fa il militare nei vigili del fuoco. Tranquillo, riservato, timido con le ragazze, lavora da sempre, la sera fa il cameriere nel ristorante dei genitori, fra un mese arriverà il congedo ma lui ha sempre sognato di fare il pompiere e spera di continuare anche dopo la leva
D’Antoni Emanuele, di anni 20, di Torvaianica, fa il militare nei vigili del fuoco. Tranquillo, riservato, timido con le ragazze, lavora da sempre, la sera fa il cameriere nel ristorante dei genitori, fra un mese arriverà il congedo ma lui ha sempre sognato di fare il pompiere e spera di continuare anche dopo la leva. Vende un telefonino, per 150 mila lire, a un Massimo B. di anni 18 detto ”il siciliano” perché è nato a Catania e si dà arie da mafioso. Pare che il cellulare non funzioni, ”il siciliano” si arrabbia, urla che è stato fregato, gli mette le mani addosso. Lui si difende e lo butta a terra davanti a tutti gli amici del ”Bar centrale”. Dopo qualche ora il siciliano gli dice che vuole fare pace e gli dà appuntamento per quella notte stessa. Emanuele arriva verso mezzanotte e mezza con la sua Tipo bianca, l’altro lo aspetta in una Thema grigia con due ragazzini sui diciassette anni, vedendolo arrivare scende dalla macchina, gli si avvicina, gli spara alle gambe, lui alza le braccia per ripararsi dai colpi ma il siciliano spara ancora, stavolta nel cuore. I tre scappano su una Y10 rubata, uno dei ragazzini si nasconde terrorizzato in casa dei genitori, gli altri due vanno a Catania convinti di trovare documenti falsi e soldi per scappare prima in Germania e poi in Sudafrica e invece dopo pochi giorni si costituiscono (A Torvaianica, Roma, tra mezzanotte e l’una di sabato 14 febbraio).