Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  febbraio 23 Venerdì calendario

Castellana Concetta, Carriere Luisa, Anna Maria e Maurizio, di 56, 34, 31, 23 anni. Moglie e figli (c’è anche Franco, 27 anni) di Vito Antonio Carriere, 61 anni

Castellana Concetta, Carriere Luisa, Anna Maria e Maurizio, di 56, 34, 31, 23 anni. Moglie e figli (c’è anche Franco, 27 anni) di Vito Antonio Carriere, 61 anni. Lui è di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi ed è a Torino dagli anni ’60 insieme alla moglie che invece è di Palermo: operaio Fiat in pensione, per arrotondare il mensile vende scarpe nei mercati rionali. Tranne Franco i figli lavorano tutti: Luisa come cassiera agli alimentari sotto casa, Annamaria è commessa in un negozio di calze, Maurizio, il più piccolo, cameriere e lavapiatti quando capita. In casa di soldi se ne vedono pochi e ci sono pure altri problemi: Maurizio deve essere operato al cuore e Franco, dopo il servizio militare negli alpini, non è più lo stesso, triste, scontroso, violento, va da uno psichiatra e forse si buca. Tre anni fa il pensionato, tipo all’antica, se ne va da casa perché non sopporta più quel figlio pazzo e gli altri che non gli obbediscono. Loro tirano avanti lo stesso, la mamma, che è diventata testimone di Geova, fa le pulizie, la figlia minore va ad abitare da sola in due stanze dall’altro lato della strada mentre la maggiore, che è stata pure licenziata, con i soldi della liquidazione mette a posto l’appartamento di quattro stanze e lavora con la madre. Luisa è quella che più odia il padre, dice di non essersi sposata perché lui li ha abbandonati. Franco sta male, passa le notti in giro ed è sempre più scontroso. Dopo tre anni di separazione Vito decide di tornare a casa, ricomincia a corteggiare la moglie, l’accompagna alle mostre in taxi e poi a passeggiare nel parco, alla fine la convince e ogni tanto torna a dormire in casa. I figli però non lo vogliono e lui una sera propone di riunire tutti a cena per parlarne: manca solo Franco che come al solito è con gli amici, il padre lo va pure a cercare in giro per i bar ma non lo trova. A tavola litiga con i figli che gli rinfacciano d’averli abbandonati, la moglie sta lì e non parla: a un certo punto Vito Antonio Carriere tira fuori dalla tasca la pistola Smith & Wesson calibro 38 rubata e inizia a sparare: almeno due colpi per ognuno, l’ultimo per la figlia maggiore mentre lo prega di salvarla, poi spara a tutti e quattro un colpo alla tempia per finirli. Dopo aver trascinato i cadaveri in camera e averli disposti intorno al letto, ricarica il tamburo della pistola (ha le tasche piene di cartucce) e si spara alla tempia (morto dopo due giorni di coma, il figlio scampato al macello arriva in casa pochi minuti dopo il fatto e trova i carabinieri, appena arrivati. A Torino, al terzo piano di via Andorno 30, zona Dora Vanchiglia, detta Borgo Fumo per le nebbie che salgono dal Po, attorno alle due della notte di sabato 28 febbraio).