Matteo Collura sul Corriere della Sera del 26/2/2001 a pagina 25., 26 febbraio 2001
Nel dopoguerra vennero di moda i calendari dei barbieri grandi come un biglietto da visita (per poter stare nel portafoglio): erano avvolti in una bustina che lasciava solo intravvedere il contenuto e dalla quale usciva un cordoncino con un fiocco
Nel dopoguerra vennero di moda i calendari dei barbieri grandi come un biglietto da visita (per poter stare nel portafoglio): erano avvolti in una bustina che lasciava solo intravvedere il contenuto e dalla quale usciva un cordoncino con un fiocco. Ed erano profumati, «una fragranza morbida, insinuante, sontuosa e misteriosa come le donne che sorridevano da quelle paginette che geniali disegnatori trasformavano in impossibili oggetti del desiderio». «"Auguri e buon anno", diceva il barbiere, mentre con un sorrisetto allusivo allungava l’ambita strennina; e il cliente, fresco di acqua di colonia e di borotalco, assaporava il piacere di quando, svoltato l’angolo, avrebbe sfogliato quelle paginette, ogni mese un piccolo tuffo al cuore». I calendari, in uso a partire dalla metà dell’Ottocento, ebbero un forte incremento dopo il 1875, con l’avvento della stampa cromolitografica. Oltre alle donnine, le illustrazioni s’ispiravano alla storia, alle leggende, ai divi dello schermo e agli eroi di tutti i tempi.