Vladimir Sapozhnikov su Il Sole 24 Ore del 25/2/2001a pagina 26., 25 febbraio 2001
Negli anni Sessanta, la tiratura dei mensili letterari russi (detti «riviste spesse») andava da 300 mila a 550 mila copie al mese
Negli anni Sessanta, la tiratura dei mensili letterari russi (detti «riviste spesse») andava da 300 mila a 550 mila copie al mese. Negli anni ’80, Mikhail Gorbaciov permise di pubblicare opere fino ad allora bandite per il loro contenuto «antisovietico», e le tirature si impennarono. La rivista moscovita «Novij Mir» arrivò a vendere 2,62 milioni di copie al mese, quelle di San Pietroburgo «Znamja», «Zvezda», «Oktiabr» e «Neva» riuscirono a venderne 500 mila. A partire dal ’92, però, le tirature cominciarono a scendere. Sull’orlo del fallimento, il direttore di «Znamja» Grigorij Baklanov chiese al finanziere George Soros di sostenere economicamente i mensili letterari. Soros creò una fondazione ("Società aperta") con cui si impegnava a comprare il 30 per cento delle tirature e a distribuirle gratuitamente nelle biblioteche: negli ultimi otto anni, la fondazione ha speso per questo programma 10,5 milioni di dollari. L’anno scorso il finanziamento è stato interrotto. Oggi la rivista «Novij Mir» riesce a vendere non più di 9 mila copie al mese; i russi abbonati a riviste letterarie sono, in tutto, 12 mila. Le riviste non hanno soldi per distribuire il materiale stampato in edicola, e devono limitarsi alla vendita in qualche libreria di Mosca e San Pietroburgo. Secondo l’esperto di problemi culturali Denis Sergheev, le riviste «non sono riuscite a reggere la concorrenza delle case editrici, che nel giro di pochi anni avviarono la pubblicazione di massa di libri e rubarono ai mensili una parte consistente di lettori».