27 febbraio 2001
Cetorelli Achille e Massimo, zio e nipote di anni 71 e 34, tutti e due pastori e grandi lavoratori. Quindici anni fa un Olivieri Fortunato detto Pippo, muratore di anni 63 solitario e di poche parole con la passione dei tartufi e dei cinghiali, fu accusato dal Cetorelli Achille di aver violentato una ragazzina di dodici anni
Cetorelli Achille e Massimo, zio e nipote di anni 71 e 34, tutti e due pastori e grandi lavoratori. Quindici anni fa un Olivieri Fortunato detto Pippo, muratore di anni 63 solitario e di poche parole con la passione dei tartufi e dei cinghiali, fu accusato dal Cetorelli Achille di aver violentato una ragazzina di dodici anni. L’Olivieri, al tempo fidanzato con la madre della bambina, andò in galera per tre anni. L’altra sera giocò a carte con gli amici nel bar del paese, il giorno dopo si svegliò all’alba, prese un fucile di quelli con cui s’ammazzano i cinghiali, scese sotto casa, si nascose dietro un albero e aspettò che il Cetorelli Massimo passasse come ogni giorno lì davanti per andare a trovare sua madre. Quando lo vide scendere dalla macchina gli sparò cinque colpi. Due sulle braccia, gli altri in petto e in testa. Subito si precipitò in strada la madre del Cetorelli, poco dopo arrivarono anche i poliziotti con i cani. Nel frattempo l’Olivieri prese un viottolo in discesa, camminò per tre chilometri nei boschi, arrivò vicino a un ruscello, si nascose dietro un cespuglio e quando vide il Cetorelli Achille che faceva pascolare il suo gregge con indosso una tuta azzurra gli sparò due colpi in testa. Poi scomparve tra le montagne. Sul tavolo della sua cucina, un biglietto: «Sono quindici anni che non li sopporto. Ho deciso di chiudere questa storia». A Preci, Spoleto, quaranta case tra le montagne dell’Umbria, alle 9 di mattina e nel primo pomeriggio di lunedì 12 ottobre.