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 2001  febbraio 27 Martedì calendario

Lo scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi scrive i suoi romanzi ascoltando musica a tutto volume con le cuffie: «E’ il mio carburante»

Lo scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi scrive i suoi romanzi ascoltando musica a tutto volume con le cuffie: «E’ il mio carburante». Prima di mettersi al computer sceglie le compilation: «Ho scritto le battaglie di Alexandros al suono dei tamburi di un musicista giapponese, Kitaro. Mi piacciono anche Vangelis, Glass, Nyman». Per il suo ultimo romanzo, "Chimaira", ha utilizzato una scaletta: «Prendo appunti su un blocchetto, fissando le caratteristiche dei vari personaggi e disegnando qualche scena. Scrivo preferibilmente di notte, dalle dieci all’una, nel mio studio (in cima a una torre alta quindici metri), al buio, tranne una luce sulla tastiera». Correzioni: «Il novanta per cento di quello che scrivo di getto funziona. Lo rileggo il giorno dopo sullo schermo, e un paio di volte alla fine, sulle pagine stampate, segnando a matita i punti da controllare». Lettori di fiducia: «Mia moglie, la mia agente, ma anche persone che hanno fatto la quinta elementare. Mi rassicura». Quando cade vittima della "crisi da pagina bianca", in genere, «è per problemi di struttura. Faccio una passeggiata in campagna oppure vado a dormire. La mattina dopo ho la soluzione». «Alla fine della stesura delle mille e quattrocento pagine di "Alexandros" avevo la pressione bassissima: 85 su 45».