Cesare Cases sul Corriere della Sera del 28/2/2001 a pagina 35., 28 febbraio 2001
Piero Gobetti conosce la futura moglie Ada quando lui ha diciassette anni e lei sedici: abitano nello stesso stabile di via XX Settembre 60 e s’innamorano a prima vista
Piero Gobetti conosce la futura moglie Ada quando lui ha diciassette anni e lei sedici: abitano nello stesso stabile di via XX Settembre 60 e s’innamorano a prima vista. «E’ un grande amore che cambia la vita a entrambi sotto la costellazione della repressione sessuale torinese degli anni Venti. Piero è fermamente convinto che entrambi debbano arrivare vergini al matrimonio, applica a sé stesso la norma morale che vige all’epoca per le donne, mentre gli uomini solitamente si esercitavano nei bordelli». Ada si paragona nelle sue lettere alla Beatrice dantesca: l’analogia, accolta con entusiasmo da Piero, sta nel fatto che Beatrice era una proiezione di Dante, mai esistita in carne e ossa. Piero esprime di fronte ad Ada giudizi sinceri e radicali su cose e persone: da una parte pensa a lei come a una collaboratrice che fin dallo studio comune del russo sa più o meno tutto quel che interessa lui, dall’altra Ada è una Beatrice la cui funzione è quella di essere solo Beatrice e la cui opinione non conta nulla. Né allora né in seguito lei è «costituzionalmente inferiore a Piero», solo che gli obbedisce ciecamente: «legge solo quello che lui le consiglia e fa finta di non capire o di non capire abbastanza, fuorviata dal misticismo». Ada si laureò con il professor Annibale Pastore nel luglio del 1925. Argomento della tesi, il pragmatismo anglo-americano. Piero avrebbe voluto che si laureasse con Cian su Francesco Fiorentino: «Non so se questa fosse la prima prova d’indipendenza spirituale data da Ada, resta il fatto che era già sposa felice, in procinto di essere madre» (Cesare Cases).