Paolo Conti sul Corriere della Sera del 13/2/2001 a pagina 35., 13 febbraio 2001
Rosario Villari, autore di un manuale di storia che ha venduto in trent’anni mezzo milione di copie, è "molto preoccupato" per ciò che ha letto sui giornali a proposito della formula ”5+3”
Rosario Villari, autore di un manuale di storia che ha venduto in trent’anni mezzo milione di copie, è "molto preoccupato" per ciò che ha letto sui giornali a proposito della formula ”5+3”. Prima obiezione: "Mi sembra che ci sia un errore di fondo. L’insegnamento della storia viene previsto a un’età in cui i ragazzi non hanno ancora una maturità sufficiente per affrontare e assimilare una visione generale. A dieci anni si studia basandosi su elementi affettivi, sentimentali, magari anche di carattere razionale ma sempre a un livello elementare. Un interesse vero per la materia si raggiunge più tardi. Se l’intento è assicurare l’insegnamento della storia contemporanea nella fascia dell’obbligo, riconosco che la preoccupazione è più che legittima, ma va risolta in altra maniera". Seconda obiezione: "Non riesco a capire come si possa immaginare uno studio monografico e slegato dalla visione generale del processo storico. Il dato cronologico era e resta essenziale per la comprensione e la contestualizzazione di qualsiasi avvenimento. I giovani hanno bisogno di una sorta di ”griglia generale” entro la quale inserire le varie nozioni proprio per giungere a una percezione complessiva dello sviluppo, delle differenze, delle molteplicità". In conclusione Villari pensa che l’insegnamento della storia non andava riformato: "Mi chiedo perché l’Italia debba cancellare una delle poche cose che funzionano nella nostra scuola. Ricordo solo che analoghe riforme negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia sono fallite e che proprio la Francia è tornata sui propri passi. Adesso in Italia si affronta la storia nell’ultimo quinquennio e con una adeguata capacità di apprendimento. Se abbiamo qualcosa di positivo, teniamocelo!".