Fabrizio Polacco sul Sole-24 Ore del 10/2/2001 a pagina 15., 10 febbraio 2001
Fabrizio Polacco, coordinatore nazionale di Prisma (progetto per la rivalutazione dell’insegnamento e dello studio del mondo antico) pensa che la riforma De Mauro nello schema ”5+3” sia dannosa
Fabrizio Polacco, coordinatore nazionale di Prisma (progetto per la rivalutazione dell’insegnamento e dello studio del mondo antico) pensa che la riforma De Mauro nello schema ”5+3” sia dannosa. Primo motivo: "Studiare gli eventi una volta sola in età preadolescenziale non basta. Chi entra tutti i giorni nelle aule scolastiche sa quanto poco ritengano gli alunni di oggi: anche se non studiano più nel modo aridamente nozionistico che si dice". Secondo: "Si spezza l’unità del quinquennio superiore, creando un primo biennio con programmi appiattiti sulle esigenze di un’esigua minoranza (quelli che lasceranno la scuola a 15 anni, dopo l’obbligo), a discapito di una maggioranza degna almeno di pari considerazione. Temo sia questo il principale motivo per cui si riducono i percorsi cronologici a uno solo: cercare, maldestramente, di risolvere il conflitto tra una scuola superiore che va dai 14 ai 18 anni e un arco dell’obbligo che si conclude invece a 15. Ma, spezzandola, la scuola superiore sarà quinquennale solo di nome: nei fatti sarà ridotta agli ultimi tre anni, con pessimi effetti per chi mira all’università". Terzo: "La libertà di pensiero, la società competitiva, la riflessione razionale, la coscienza individuale, la comunità politica dei cittadini sono nate per la prima volta nel mondo classico; e la civiltà medievale ci ha consegnato, con tutto il bene e il male, quelle grandi entità religiose che pare ci stiano dando ancora molto da fare, in Italia come in Medio Oriente. Non è opportuno far studiare tutto ciò solo a 11-12 anni". La proposta di Polacco è di lasciare due percorsi cronologici quinquennali, "quanto ai moduli tematici, affrontiamoli pure insieme alla storia tradizionale, non al posto di essa. E la scelta, per favore, lasciamola ai veri esperti di metodo: a quei professori che conoscono, in carne e ossa, gli alunni che hanno davanti".