28 febbraio 2001
Zapparoli Giuseppe, di anni 60. Barba lunga, capelli grigi, cinquanta chili di peso per un metro e sessanta di altezza, dopo la separazione dalla moglie aveva lasciato la casa e il lavoro da panettiere e tirava avanti con qualche impiego saltuario
Zapparoli Giuseppe, di anni 60. Barba lunga, capelli grigi, cinquanta chili di peso per un metro e sessanta di altezza, dopo la separazione dalla moglie aveva lasciato la casa e il lavoro da panettiere e tirava avanti con qualche impiego saltuario. Tempo fa aveva conosciuto un De Biase Michele di anni 35, tossicodipendente e pregiudicato, gli si era affezionato, gli dava una mano come poteva e gli aveva anche regalato un gatto. Domenica notte, mentre lo Zapparoli era in casa con indosso un pigiama azzurro, il De Biase lo lo convinse a uscire con la scusa di un caffè, lo portò in un bosco vicino al cimitero, gli prese il portafogli e lo colpì con un cacciavite alla testa e al torace. Poi andò in casa sua, rubò tutto quello che poteva, tornò nel bosco e vedendo l’amico che ancora respirava gli buttò addosso un masso di quindici chili e subito dopo tentò di dargli fuoco. Nella notte di domenica 14 febbraio, a Sant’Ilario, tra Nerviano e Legnago, nell’hinterland di Milano.