1 marzo 2001
Rucci Gaetano, di anni 31. Stempiato, sopracciglia folte, barba sempre trascurata, da due giorni garzone in una carrozzeria, un passato da decoratore saltuario, viveva solo nella casa dove un tempo abitavano i suoi genitori, prima che la madre Carmela lasciasse il padre
Rucci Gaetano, di anni 31. Stempiato, sopracciglia folte, barba sempre trascurata, da due giorni garzone in una carrozzeria, un passato da decoratore saltuario, viveva solo nella casa dove un tempo abitavano i suoi genitori, prima che la madre Carmela lasciasse il padre. Costui, un Rucci Giovanni di anni 57, carpentiere in pensione, rissoso, iracondo, autoritario, una vita passata a metter soldi da parte, dopo la separazione era tornato in Puglia, dov’era nato e dove aveva la terra. Di tanto in tanto capitava nella casa di Torino, e ogni volta litigava col figlio, da lui giudicato un buono a nulla e uno spendaccione. Mercoledì scorso trovandolo sdraiato sul divano a guardare la televisione subito prese a urlare, poi vide la radio nuova e il telefonino e urlò ancora più forte, infine, non trovando il suo pigiama sotto al cuscino, tornò in salotto con una Beretta calibro 9 della Seconda guerra mondiale e gli sparò in fronte. Mercoledì 10 marzo, all’una e un quarto di notte, terzo piano di un palazzo grigio di periferia con le tende di plastica ai balconi, in via Passoni 16, a Torino.