Maria Laura Rodot, La Stampa, 07/05/1999, 7 maggio 1999
Venus, «anvedi Venus», un metro e ottantasei centimetri di Venus. «Guarda, adesso si toglie la giacca», tutti aspettano di vedere la schiena; poi c’è l’applauso
Venus, «anvedi Venus», un metro e ottantasei centimetri di Venus. «Guarda, adesso si toglie la giacca», tutti aspettano di vedere la schiena; poi c’è l’applauso. [...] «Una bomba». Insomma, voi con Venus... «Noo, io c’avrei paura. Come tutti qui». Ecco, in due parole, la sintesi delle complesse pulsioni del maschio contemporaneo (nel caso romano, quindi più trucido ed esplicito) verso la nuova super-razza inter-razziale di campionesse di tennis; forti come amazzoni, amate soprattutto in prospettiva dorsale, grandi spalle, schiena, e più giù. Agli Internazionali al Foro Italico ci sono tutte: Venus, la sua sorellina buzzicona Serena (fotografata sul programma mentre si struscia a un albero di cocco), la francocanadese Mary Pierce, la slovacca-svizzera Martina Hingis, la new entry russa Kournikova, secondo i canoni regolari la più bella di tutte. Però. «Però è proprio una ragazzina», sminuisce un gruppo di spettatori.