1 marzo 2001
D’Antona Massimo, di anni 51. Napoletano, sposato con una figlia di 24 anni, ex sottosegretario ai Trasporti nella presidenza Dini, da tre anni si era trasferito a Roma dove si divideva tra la cattedra universitaria di diritto del lavoro, lo studio di avvocato e una consulenza per il ministro del Lavoro Bassolino
D’Antona Massimo, di anni 51. Napoletano, sposato con una figlia di 24 anni, ex sottosegretario ai Trasporti nella presidenza Dini, da tre anni si era trasferito a Roma dove si divideva tra la cattedra universitaria di diritto del lavoro, lo studio di avvocato e una consulenza per il ministro del Lavoro Bassolino. Ironico, garbato, aveva fama di imperturbabile. Giovedì mattina verso le otto uscì come sempre dall’elegante palazzo sulla Salaria in cui abitava per andare a piedi in ufficio. Fatti cento metri e arrivato dietro a un cartellone pubblicitario che all’incrocio con via di Villa Albani ostruisce la visuale ai passanti, fu assalito da due giovani con jeans giacca a vento e cappellino che usciti da un furgone gli spararono con pistole calibro 38 automatiche probabilmente munite di silenziatore. D’Antona, che aveva tentato di farsi scudo con una grossa borsa piena di documenti, fu colpito a un rene, a un gluteo, al cuore e cadde moribondo. Durante la giornata l’assassinio fu rivendicato dalle Brigate Rosse con una telefonata al ”Messaggero” e un comunicato di 28 pagine.