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 1999  giugno 04 Venerdì calendario

«Egregio Scalfari, spero che lei abbia voglia di ascoltare una voce fuori dal coro sull’omicidio D’Antona

«Egregio Scalfari, spero che lei abbia voglia di ascoltare una voce fuori dal coro sull’omicidio D’Antona. Sono stato allievo del prof. D’Antona all’università di Catania 15 anni or sono. Rimasi subito affascinato da quel giovane docente che insegnava con entusiasmo, capace di scomporre il più complesso istituto giuridico in concetti immediatamente fruibili, senza far perdere al discente l’unità della costruzione di pensiero, con lucidità invidiabile e convinto fervore politico e sociale. Decisi di chiedere la tesi in Diritto del Lavoro e cominciai a frequentare il relativo Istituto. Poi venne il c.d. Decreto di S. Valentino sul blocco della scala mobile, che io avversavo. L’intero Istituto di Diritto del Lavoro lo appoggiò, con in testa D’Antona che all’epoca era molto più vicino al Psi di Craxi che non al Pci. Ricordo la cocente delusione che provai di fronte a quello che consideravo – e considero – un tradimento delle ragioni della sinistra da parte di uomini che avevo stimato, e che fornivano copertura tecnico giuridica ad un provvedimento che, privo di senso sul piano tecnico, politicamente aveva la funzione di scaricare in massima parte sui salariati il costo della riduzione dell’inflazione. Per inciso, cambiai tesi. Adesso vivo a Roma, ho un buon lavoro in una importante società, una bella casa e tutto ciò che si può desiderare. Continuo però a sentire un rancore profondo dentro di me verso i traditori delle ragioni della sinistra, che si acuisce ogni volta che il mio datore di lavoro chiude i bilanci con 100 miliardi di utili (com’è accaduto quest’anno) e io so che – al meglio – avrò in premio un fuori busta di un paio di milioni lordi. L’utile si divide tra gli azionisti che non ci sono, non si vedono, se non esistessero la società non se ne accorgerebbe neppure. E io, mi creda, mi sento derubato di 100 miliardi che sento miei, perché sono frutto del lavoro mio e dei miei colleghi.