2 marzo 2001
Di Cristofalo Elio, di anni 25. Alto, robusto, allegro e socievole, scriveva poesie d’amore, dopo la leva aveva fatto domanda per essere arruolato nei carabinieri
Di Cristofalo Elio, di anni 25. Alto, robusto, allegro e socievole, scriveva poesie d’amore, dopo la leva aveva fatto domanda per essere arruolato nei carabinieri. Abitava in un condominio popolare a San Giorgio di Acilia, in provincia di Roma, con il padre impiegato al ministero della Difesa, la madre malata di cuore, cinque fratelli e tre sorelle. Ogni giorno portava a spasso nel parco vicino alla ferrovia il suo cane Black, un bovaro svizzero di pochi mesi trovato per strada. Negli ultimi tempi era molto cambiato, la morte di Lucio Battisti lo aveva sconvolto, da allora diceva a tutti che «l’esistenza non aveva più colore e il mondo non era più lo stesso». Martedì mattina guidò la sua Panda fino alla ferrovia, si sfilò le scarpe, dentro una scarpa arrotolò una lettera per i genitori, appena vide un treno si lanciò sui binari e si fece stritolare. Nel messaggio alla famiglia disse di voler morire perché la Lazio aveva venduto Vieri per novanta miliardi, «e il mondo non vale niente se un calciatore viene pagato così». Verso le 14,30 di martedì 9 giugno, sui binari della ferrovia tra le fermate di Acilia e Ostia Antica, di fronte al deposito Atac di Roma Sud.