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 1999  giugno 10 Giovedì calendario

La cantante Juliette Gréco: «Ho settantadue anni e non solo canto l’amore, lo faccio. Costantemente

La cantante Juliette Gréco: «Ho settantadue anni e non solo canto l’amore, lo faccio. Costantemente. Nella mia vita privata e sulla scena [...] Tengo un centinaio di concerti ogni anno in venti paesi stranieri di media e ogni volta, o-gni-vol-ta, è la prima volta: due ore e un quarto, spesso senza i bis, al galoppo, tatam tatatam tatam, senza interruzione, senza intervallo, in un crescendo di complicità e di avvolgimento, di salto agli ostacoli, età compresa, che coinvolge innanzitutto me, ma io li sento, gli sguardi degli uomini e delle donne in platea, che mi stanno seguendo, rincorrendo in un crescendo che non so nemmeno io se definire erotico o semplicemente vitale. Se non fosse così, smetterei subito, o avrei smesso da un bel po’. Che è mai una vita senza passione? Finita quella, finito tutto. Di me si diceva, ebbene sì, già cinquant’anni fa, che profondevo un profumo di scandalo, ma io non me ne sono mai resa conto e non ho mai fatto scandali pianificati a tavolino, magari ero capace di alzarmi da un tavolo per andare verso un uomo che mi piaceva e tutto accadeva così, come deve accadere fra un uomo e una donna che si attirano e più sono sconosciuti e più si attirano. [...] Io non avevo paura, non ho paura, ecco tutto, mi sembra un controsenso avere la fortuna sfacciata di avere la vita e avere paura di viverla. Mi ricordo una volta a Roma, avevo venticinque anni, e in questo ristorante del Lungotevere c’era una comitiva di sbarbatelli imbranati, e ce n’era uno, biondo scuro, oh, me lo ricordo ancora, mi sembra sia qui davanti a me, ogni tanto mi guardava di sottecchi e poi deviava lo sguardo, arrossiva, povero piccolo, ed era così piccolo, ed era così bello, che ne so, diciassette? diciotto anni? e io ho cominciato a guardarlo con quella tracotanza di cui sono capaci solo le donne un po’ speciali, quelle che non invidiano niente agli uomini a parte il loro diritto a farsi avanti sempre e comunque... be’, io agli uomini non ho mai dovuto invidiare nemmeno questo... e mi sono alzata dal mio tavolo, mi sono chinata sul suo orecchio... aveva un profumo di sapone e di... ma sì, non sarà vero, ma a questo punto che importa? di vaniglia, e lui mi ha seguito mentre i suoi compagnucci e tutti gli altri avventori piombavano in un silenzio di reverenziale rispetto, nessun motto salace, perché la donna ferma e gentile che osa incute nei maschi quel terrore meraviglioso che ne fa degli animali formidabili, perché la amano e la adorano allo stesso tempo. Era un piccolo americano, era davvero così carino, come sgranava gli occhi su di me! Com’è giusto, quando ci si trova bene insieme al di là dei testi delle canzoni, che l’alba non sia che l’aperitivo del tramonto successivo! era la prima volta che faceva all’amore ma non ho dovuto insegnargli niente...».