Roberta Pasero, Madame Class, luglio, 1999., 2 marzo 2001
Daniela Fini, prima di incontrare Gianfranco, si sposò a 21 anni con Sergio Mariani, un militante del Msi, da tutti giudicato pericoloso e subito mandato al confino in Sardegna
Daniela Fini, prima di incontrare Gianfranco, si sposò a 21 anni con Sergio Mariani, un militante del Msi, da tutti giudicato pericoloso e subito mandato al confino in Sardegna. Il matrimonio finì nel 1980: «Dopo mesi terribili di totale estraneità, un giorno gli dissi: ”Sto uscendo. Vado dall’avvocato”, lui mi rispose: ”Se ci vai mi sparo”. Chiusi la porta, andai sul pianerottolo, chiamai l’ascensore. Sentii un colpo di pistola. Sergio si era sparato alla pancia. Chiamai l’ambulanza, avvertii il partito. Fu operato subito e per fortuna si salvò. Ma da quel momento io per tutti divenni il carnefice e lui la vittima. Io la donnaccia senza cuore che non provava pietà, lui il poverino che per causa mia aveva rischiato addirittura la vita. Furono mesi, anni terribili. Tutti gli amici, il partito, si schierarono contro di me: nessuno, vent’anni fa, ammetteva che una donna, di destra per giunta, potesse scegliere di vivere la propria vita, di alzare la testa, di tornare a sorridere dimenticando l’infelicità». Riuscì a riprendersi solo grazie a Gianfranco, conosciuto in sezione, uno dei pochi che, invece di giudicarla, la aiutò a ritrovare fiducia in se stessa . «Non fu facile amarci [...] Capii che doveva volermi davvero bene quando una sera, vincendo la sua fobia per gli ospedali, passò tutta la notte accanto a mio padre gravemente malato. Per me fu un’importante prova d’amore. Mio padre morì due mesi prima che nascesse la nostra bambina e in suo ricordo decidemmo di chiamarla Giuliana, e non Giada come avevamo pensato di fare per unire i nostri nomi: Gianfranco e Daniela». Si sposarono nell’88, quando Giuliana aveva tre anni, perché la sentenza del divorzio arrivò dopo otto anni. Ora Daniela è felice e orgogliosa di essere la moglie di Gianfranco Fini, «un uomo fantastico, dolce e pieno di attenzioni»: «Che sia un onorevole o un impiegato o uno spazzino non m’interessa: a me importa stargli accanto per quello che è, per com’è, non per la carica che riveste. Insieme abbiamo diviso tante emozioni, belle, brutte, così così. Anche quelle più dolorose come può essere la perdita di un figlio tanto desiderato, l’aborto, insomma. Era la seconda volta che mi capitava e seppi che non avrei più potuto avere bambini [...] Non so cosa accadrà nella mia vita nei prossimi anni, so solo che vorrei essere serena come lo sono adesso. Quando penso agli anni della mia vecchiaia l’unico sogno che ho, fortissimo, è quello, molto femminile, di diventare nonna. Una nonna possibilmente ancora giovane con tanti nipotini attorno».