Mauro Covacich, Panorama, 08/07/1999, 8 luglio 1999
La macchina è pronta. La casa è a posto. Si può partire. Evasio avvia la sua Uno blu e la mette nel flusso tranquillo del traffico festivo
La macchina è pronta. La casa è a posto. Si può partire. Evasio avvia la sua Uno blu e la mette nel flusso tranquillo del traffico festivo. I due sono di nuovo soli. Scivolano lenti per la Val Polcevera, incontro alla passeggiata nel parco, incontro alla visita della sorella di Evasio - piccole cose dotate di senso -, incontro al vuoto. Se tu te ne vai io che faccio? Non mi puoi mollare proprio adesso, dopo tutto quello che abbiamo sgobbato. Se lo fai tu lo faccio anch’io. Lo facciamo insieme. Insieme. Già, insieme. Ma per andare dove? Evasio e Vera non si sono mai sposati. Pur conoscendosi fin da ragazzi, si sono messi insieme tardi e da quella volta hanno convissuto. Non avevano figli e non ne hanno fatti. Si sono alleati per far quadrare questa vita, non una successiva. Il loro amore riguardava la battaglia che tutti noi combattiamo ogni giorno sulla terra. Il cielo non c’entrava. L’idea del suicidio non ha molto a che vedere con una prospettiva religiosa. Uno manda al diavolo tutto perché ha investito ogni goccia della sua energia qui, adesso, e non si sente ripagato. Difficilmente lo farebbe, credo, in vista di una redenzione possibile. Ma forse mi sbaglio, forse sto solo riempiendo di parole, come un povero dj, il buco del tragitto in macchina da Pontedecimo a Sanpierdarena.