Mauro Covacich, Panorama, 08/07/1999, 8 luglio 1999
Magari i due anziani, nella loro Uno lucidata a puntino, non avevano ancora deciso nulla. Sabato pomeriggio Vera era stata dal parrucchiere a farsi la messa in piega e adesso, magari, aggiustava il colletto della camicia di Evasio, e basta
Magari i due anziani, nella loro Uno lucidata a puntino, non avevano ancora deciso nulla. Sabato pomeriggio Vera era stata dal parrucchiere a farsi la messa in piega e adesso, magari, aggiustava il colletto della camicia di Evasio, e basta. Un tocco semplice, con due dita sul risvolto. Una carezza normale, distratta, al compagno che guida. Non ci vuole tanto per vederli procedere con cautela verso Villa Scassi, parcheggiare bene sotto il marciapiede e avanzare uno a fianco all’altro, con lo stesso identico passo, sul ghiaino del parco. Lei, con la borsetta in mano e il gilè sull’avambraccio, se casomai rinfresca la sera. Lui con le mani libere, come un ragazzo, a cercare con gli occhi la panchina giusta, il sentiero in ombra. Come potrò resistere senza di te? Come potrò, come potrei? questo passaggio dall’indicativo al condizionale, un passaggio anche solo mentale, che segna la decisione di Evasio. Chissà in che momento è scattato. O forse è stata Vera: vieni via con me. Un tocco con due dita sul risvolto del colletto: vieni via con me. Via dove? Via. Via di qui. Una proposta dritta, senza tanti preamboli, non perché qualcos’altro cominci - l’Eternità, il Mondo Celeste - ma perché questo finisca. Una proposta che mette Evasio di colpo in una strana posizione: dire no significherebbe tradire il proprio amore, preferire la vita. In realtà, strettamente parlando, Evasio non sceglierebbe, si limiterebbe a fare quello che ha sempre fatto, quello che sta ancora facendo: vivere. Ma rispetto al castello di carte che in tutti questi anni ha costruito con Vera, rispetto alla loro comune volontà di dare senso alle cose, dire no sarebbe un vero tradimento, una debolezza umana, una fuga dal Grande Amore. In chiesa si promette «finché morte non vi separi» perché lì dentro un cancro ai polmoni può ancora avere un senso. Fuori, invece, un cancro ai polmoni non ne ha manco uno, e allora ecco che la morte può addirittura unire.