Carlo Bonini, Corriere della Sera, 08/07/1999, 8 luglio 1999
L’ hanno definita «mostro», «folle», «malato». Si riconosce? «Non mi sento un pazzo. Però, evidentemente, devo essere curato
L’ hanno definita «mostro», «folle», «malato». Si riconosce? «Non mi sento un pazzo. Però, evidentemente, devo essere curato. La più corretta delle definizioni è dunque malato. Sì, questo è vero. Sono un malato». Le capita di ripensare alle sue vittime? «Le ricordo tutte come persone cui ho voluto molto bene, con cui ho passato bei momenti e della cui morte non mi sento responsabile». Si è perdonato? «Non ho niente da perdonarmi». Pensa che altri la possano perdonare? «Spero capiscano che non è stata colpa mia. Io non so perché sono morte quelle donne. Non mi sono accorto di quello che è successo». Se un giorno dovesse recuperare la libertà, come immagina la sua vita? «Con accanto una donna. Vorrei costruirmi una famiglia. Forse sono vecchio per avere dei figli, ma voglio vivere tranquillo. Lontano da qui, dove nessuno mi conosce e dove poter essere dimenticato». (Gianfranco Stevanin a Carlo Bonini).