Carlo Bonini, Corriere della Sera, 08/07/1999, 8 luglio 1999
Il procuratore generale ha definito il teatro dei suoi omicidi un «turpe scannatoio». «Ma quale scannatoio
Il procuratore generale ha definito il teatro dei suoi omicidi un «turpe scannatoio». «Ma quale scannatoio. Sono invenzioni dei giornali. Non ho mai avuto uno scannatoio». Fu lì che trovarono 450 chili di giornali pornografici, un cuscino da salotto imbottito di peli pubici, trapani, guinzagli, mazze da baseball, mattarelli e foto rappresentanti il dettaglio dei tormenti che infliggeva con questo armamentario. «Quelle che hanno trovato sono cose che si trovano nelle case di tutti gli italiani. Il resto sono esagerazioni». Lei è in carcere da quattro anni e sei mesi. La detenzione l’ha cambiata? «No. Non sono cambiato. Ho solo avuto modo di riflettere su quanto è successo e di aspettare questa sentenza che trovo giusta. Anche se un po’ troppo pesante». Ha avuto problemi con i detenuti? «Perché avrei dovuto? Mi rispettano tutti. E io rispetto tutti». Una giurata ha detto: «Alzando la mano in camera di consiglio ho pensato alle mie figlie. E mi sono detta: spero che Stevanin resti alla larga più tempo possibile». «Capisco la signora. Ma con le donne sono sempre stato gentile. Perché per me la donna è amore» (Gianfranco Stevanin a Carlo Bonini).