Francesco Merlo, Sette, 08/07/1999, 8 luglio 1999
Ma ecco che Yan cambia argomento: «Uno degli ostacoli principali alla felicità è la paura, in particolare la paura della morte contro la quale bisogna lottare»
Ma ecco che Yan cambia argomento: «Uno degli ostacoli principali alla felicità è la paura, in particolare la paura della morte contro la quale bisogna lottare». Ma Sébastien protesta e replica di non avere «paura della morte ma della malattia». E insiste: «Bisogna che tu abbia paura della malattia. Del resto non hai scelta perché l’essere umano ”è” la malattia». A queste parole Yan comincia a sentirsi male, crede di vedere un Sébastien che non conosce, si agita: «Ritrovavo nei suoi occhi lo stesso identico sguardo dei serial killer che mostrano in tv». Insomma, Yan dice a Sébastien: «Io non ho paura». Ma l’altro: «Tu menti, tu hai paura, e hai paura anche di me». La conversazione acquista velocità, diventa febbrile: «Io non ho paura di te». «Fai male a non avere paura di me». Racconta l’assassino: «Mentre gli dicevo di non avere paura di lui, in realtà tremavo. Vedevo gli occhi di Sébastien e poi vedevo il coltello che stava sul tavolo, accanto alla sua mano. Pensavo che l’avrebbe preso, ”sentivo” che voleva usarlo contro di me. E allora l’ho preso io...». Venti colpi. Il primo contro la paura dei suoi occhi, il secondo contro la malattia, e poi, fino a venti: contro la depressione, contro il non essere, contro la stanchezza... Due ore dopo Yan si costituiva: «C’è un grande caos nella mia testa».