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 1999  luglio 28 Mercoledì calendario

Oliviero Toscani dice di essere uno degli uomini più fortunati del mondo perché ama il suo lavoro, il posto in cui vive e soprattutto sua moglie Kirsty, ex fotomodella norvegese, con cui vive da vent’anni: «Il mio paradiso sono io, ce l’ho dentro di me, me lo porto dietro ovunque vada

Oliviero Toscani dice di essere uno degli uomini più fortunati del mondo perché ama il suo lavoro, il posto in cui vive e soprattutto sua moglie Kirsty, ex fotomodella norvegese, con cui vive da vent’anni: «Il mio paradiso sono io, ce l’ho dentro di me, me lo porto dietro ovunque vada... Ma non avrei paradiso da nessuna parte se non sapessi di ritrovare qui, ogni volta, mia moglie, se non mi piacesse più, se non avessi più voglia di andare a letto con lei... Sono innamoratissimo. Nel paradiso bisogna essere innamorati, altrimenti che paradiso sarebbe? una principessa, mia moglie, è una contadina, educa i nostri figli con severità e tenerezza. Io le dico: ”Voglio comprare un cavallo”, e lei mi risponde sì o no, e se è sì mi dà un assegno per comprarlo. Si occupa di tutto, amministra tutto. Non vado in banca, non so cosa sia la borsa. Non è forse un paradiso anche questo? Ho potuto permettermi, con lei, di vivere d’istinto, di lasciar da parte la razionalità, l’intelligenza della quale non mi fido. Non ha fatto che danni, nel mondo, l’intelligenza. grazie all’intelligenza umana che siamo sull’orlo dell’abisso. Kirsty è dunque indispensabile per il mio paradiso. L’ho capito dal momento che l’ho conosciuta, su una copertina di ”Vogue”. Allora facevo il fotografo di moda, avevo poco più di trent’anni, alle spalle già due matrimoni andati male e una fama non troppo buona. Continuavo a guardarla e dicevo ”questa qui è la mia donna” e una mia amica, redattrice di ”Vogue”, mi minacciava: ”Giù le mani, quella è una ragazza seria, non va bene per te”. Poi ho fatto finta di avere bisogno di lei per un lavoro e l’ho fatta venire con il suo book. arrivata con addosso una salopette di jeans, una maglietta bianca e un fazzolettino al collo. Sono rimasto fulminato. La guardavo e non sapevo cosa dire. Allora, di fronte a lei, ho preso il telefono, ho chiamato Riccardo Gay, il proprietario dell’agenzia e gli ho detto: ”Ma chi mi hai mandato? Ti avevo chiesto una modella e mi trovi una contadina”. Kirsty mi guardava senza capire che quella era una dichiarazione d’amore. Sapevo già allora che essere una contadina è infinitamente meglio che essere una fotomodella [...]».