Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1999  settembre 30 Giovedì calendario

Mazzo di Rho (Milano). L’altra parte della strada è l’altra parte del mondo, in via Vincenzo Monti

Mazzo di Rho (Milano). L’altra parte della strada è l’altra parte del mondo, in via Vincenzo Monti. Cinquanta metri dividono l’aia di Angela Tallarico dalla topaia di Giuseppina Tallarico: di qua la madre, l’immagine d’una vecchia calabrese che in settant’anni s’è spaccata la schiena per i sei figli; oltre l’angolo la figlia, foto segnaletica d’una disperata da hinterland che in un venerdì sera s’è spezzata la vita per 300 mila lire. ”Pina la tossica”, ”Pina la battona” era considerata un rifiuto umano, in questa discarica che sono le vecchie cascine della frazione Mazzo. E con gli anni quei cinquanta metri - di qua poche stanze pulite e una verandina rosa confetto, di là un monolocale di ringhiera col tetto bucato e macchie di vomito su chiazze d’unto - quei metri si sono moltiplicati per mille, per diecimila, per centomila. «Hanno appena fatto vedere la faccia di Pina in tivù», mamma Angela si passa la mano sulla guancia arrossata: «Una parente morta, mi sembrava. Io da dicembre non voglio sapere niente di quella lì. Non l’ho nemmeno vista più...».